Non è facile spiegare in poche righe chi è Sabina Claudia Janner, la sua identità e il suo ruolo di poetessa. La poesia le serve per “vivere”, per far vivere gli altri andando al di là della sua malattia, l’Alzheimer, il respiro chiuso tra i denti, il buio, i ricordi che piano piano vanno via.
La stessa malattia che non è limite ma al contrario conoscenza, curiosità. La malattia come portatrice di effetti rinnovatori, salvifici, un bene doloroso e sconosciuto che comunque vale la pena di essere vissuto a pieno.
Nelle sue due raccolte migliori “Dappertutto” e “Sonata a quattro mani” si sottolinea il legame tra versi e malattia.
“Dappertutto” è il luogo in cui si svela agli uomini la bellezza e la bontà della creazione, mentre Sonata a quattro mani è l’angelo custode che non sì vede ma si sente, che protegge, che tiene per mano e che viene in aiuto.
Bellissimo il finale, il modo in cui si congeda dal lettore in “Sonata a quattro mani” rifacendosi alle parole di Beatrice pronunciate nel secondo canto dell’Inferno di Dante in risposta a Virgilio dove si sottolinea la sensibilità dell’autrice, una donna in pace con se stessa e con gli altri, fermamente convinta che l’amore sia l’unica risposta alla solitudine e alla paura degli uomini.
Dalle parole del figlio di Sabina l’autrice, Ettore Rocca, scopriremo tante altre emozioni e sentimenti nascosti tra i versi, indagheremo sui momenti di buio e di luce.
Appuntamento a venerdì 8 novembre, ore 17.00 presso il Centro Polivalente il Sorriso di Stefano, in via Vincenzo Acquaviva, n.37.
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